Sacerdote e soldato
Nato a Sale il 12 marzo 1891, Amilcare Boccio ebbe come prima educatrice la mamma, “donna forte di carattere e di fede“. Il papà era fabbro, ma, seppure impegnato dal suo lavoro tanto da trascorrere gran parte della giornata lontano da casa, cercava di seguire con attenzione l’educazione del figlio, che gli riconoscerà un “carattere dolce, sereno, ottimista”.
Da bambino, Amilcare fece il chierichetto a Don Orione, che, unitamente alla mamma, gli inculcò il grande amore per il Sacro Cuore. Terminate le elementari, entrò in seminario per continuare gli studi e nel 1902, vestito l’abito di chierico, entrò nel seminario minore di Stazzano. Finito il ginnasio, passò al seminario maggiore di Tortona, dove compì gli studi del triennio del liceo e il quadriennio di Teologia. Nel 1914 venne ordinato sacerdote da Mons. Igino Bandi, illuminato Vescovo della Diocesi di Tortona.
Nel 1915 allo scoppio della I guerra mondiale, Don Boccio venne inviato al fronte, prima come soldato di fanteria, poi come cappellano militare con il grado di tenente degli Alpini del Battaglione Val Brenta. I suoi Alpini gli gridavano: “Capelàn, ch'el vegna con noiantri, che se el ghe lü no morémo!”, tanta era la fiducia che egli sapeva infondere. Anche in quella circostanza, non si risparmiò: “Fu sollecito per tutti, ufficiali e soldati; assolse al suo dovere; si meritò varie decorazioni con splendide motivazioni. Era sempre in prima linea e il 12 dicembre 1917, al Col della Berretta, riportò una ferita così grave che sembrava dover morire. Invece sopravvisse. Seguì una lunga degenza e durante questo periodo di forzata inattività ebbe modo di pensare, meditare, riordinare le idee”.
Fu in quell’occasione che ebbe l’intuizione della fondazione della congregazione delle Piccole Figlie del Sacro Cuore, che si concretizzerà nel 1925.
Il suo “Diario di guerra”edito nel 1979 a cura del nipote Don Gabriele Boccio testimonia il suo amore per la Patria: “4 novembre – gioia immensa. Ieri notte ci si comunica che la bandiera nostra d’Italia sventola sopra Trento, e Trieste è occupata – che l’armistizio è firmato… oh! Wiva, Wiva l’Italia grande e gloriosa!”.
Morì in seguito ad un incidente automobilistico.
A Monsignor Amilcare Boccio è dedicata la via prospiciente la Casamadre delle Piccole Figlie del Sacro Cuore